Post by DonJuanhttp://www.sitchin.com
siano o non siano poi le rovine di qualcosa cosa ne pensate di questa
possibilità ??
Personalmente credo che allo stato attuale delle conoscenze sia
estremamente antiscientifico dire ch'è improbabile che ci sia qualcosa
là sotto... semplicemente perchè non ci siamo mai stati se non con
qualche sonda che si è fatta un giretto sulla sabbia..
Semmai le prime impressioni ci suggeriscono tutt'altra cosa e cioè che
una volta Marte era un pianeta molto più simile alla terra e
probabilmente anche ricco di vita...
Non è mai stata fatta alcuna ricerca archeologica su Marte e come la
città di Abidos è finita sotto la sabbia, così anche su Marte dove i
venti mediamente soffiano anche a 300 Km/h i resti di un intera civiltà
potrebbero essere finiti sotto la sabbia.....
Io sono convinto che, in passato, di Marte sia stato molto simile alla
Terra. Del resto ho scritto:
Ho rivisto, l'altra sera, il film "Mission to Mars", di Brian De Palma il
cui slogan è: "Per secoli abbiamo cercato l'origine della vita sulla
Terra... Abbiamo cercato sul pianeta sbagliato."
Questo postulato è l'unica cosa degna di particolare attenzione nel film. A
parte il finale, di cui parlerò fra poco, il film ripropone i soliti,
melensi, cliché "made in USA": famigliole felici, mogli adoranti, lacrimucce
a buon mercato e bandiere, bandierine e bandierone a stelle e strisce un po'
dappertutto...
Avete mai notato come, nei film americani, ricorra spesso la parola
"fierezza" con tutti i suoi derivati...? Lei dice a lui: "Sono fiera di
te...!" e lo sbaciucchia; lui dice a lei: "Sii fiera di te stessa...!" e la
strapazza di coccole o sguardi alla John Waine; il bimbo dice al papà che
torna a casa dall'ufficio: "Sono fiero di te...!" e gli salta in braccio
sporcandogli la camicia di burro d'arachidi... Insomma, sono tutti "fieri"
di qualcosa...! Sarà... forse, freudianamente, gli americani cercano nel
cinema un riscatto da una realtà di cui essere molto meno fieri...!
Ma non divaghiamo...
Il finale del film "Mission to Mars" è, al contrario dei precedenti 100
minuti, molto intrigante, suggestivo e... probabile... a mio parere. C'è un
bellissimo essere, rappresentante dell'antichissima civiltà che viveva su
Marte, il quale, attraverso un magnifico ologramma, mostra agli astronauti
terrestri la sciagura che investì il suo popolo ed il pianeta in un remoto
passato: una meteora gigantesca spazzò da Marte ogni speranza di vita e
centinaia di navicelle spaziali portarono i superstiti lontano, nello spazio
profondo. Ma, prima, i marziani "spedirono" un prezioso dono alla Terra, il
vicino ed allora primitivo pianeta azzurro: un "pacchetto genetico" che
avrebbe, di fatto, "ingravidato" il nostro pianeta innestando il
meraviglioso spettacolo della vita e delle sue multiformi manifestazioni.
Il professor Igor Mitrofanov, capo del Laboratorio di esplorazione Spaziale
russa dell'Accademia delle Scienze, ha affermato recentemente:
"Le ricerche hanno dimostrato che circa il 50% della superficie di Marte è
ricoperta alle alte longitudini (cioè vicino ai poli) da acqua congelata.
Questa è un'altra prova che la vita esisteva lì in un certo momento".
"L'esplorazione rivelerà l'esistenza, se non di forme di vita, almeno della
loro esistenza nel passato"', dice lo scienziato.
Il ghiaccio indica, secondo Mitrofanov, che Marte aveva anticamente un clima
caldo e umido e adatto agli organismi viventi. "'Marte e la terra erano
simili in tempi lontani, ma Marte perse la sua atmosfera in una catastrofe.
Quindi le condizioni per l'emergenza della vita erano (inizialmente) le
stesse su Marte e la Terra".
L'ipotesi che, su Marte, ci sia stata una civiltà in tempi molto remoti, per
il calendario terrestre, non è nuova né è tuttora possibile smantellarla.
Anzi, pare che molti dati significativi che ci provengono dalle missioni
esplorative e dalle osservazioni ed analisi spaziali riguardanti il "pianeta
rosso" propendano per questa conclusione.
Se il famoso astronomo Carl Sagan ipotizzava cause climatiche
all'avvicendarsi di lunghi periodi di "vitalità" marziana con altri di
"desertificazione" a causa della precessione del pianeta e della conseguente
alternanza di ere glaciali, c'è chi trova nei cristalli la prova della
remota vita di Marte. Si tratta di cristalli individuati in un meteorite
marziano i quali, secondo gli scienziati, possono essersi creati solo in
base alla presenza di microbi.
Kathie Thomas-Keprta, un'astrobiologa del "Johnson Space Center di Houston"
e prima autrice dello studio pubblicato oggi nei "Proceedings of the
National Academy of Sciences", ha dichiarato recentemente:
"Sono convinta che sia la prova della presenza di antiche forme di vita su
Marte. - aggiungendo - Se c'era un tempo, dovrebbe esistere anche oggi".
Alcuni scienziati, però, come Ralph P. Harvey, un geologo che ha studiato il
meteorite in questione, non concordano con la dottoressa Thomas-Keprta e
sottolineano il fatto che la magnetite cristallizzata trovata sul meteorite
marziano è molto più cospicua della piccola quantità presa in considerazione
dai sostenitori della vita su Marte e, su tale quantità, non c'è traccia di
microbi. Resta pur sempre il fatto che i microbi, su alcuni cristalli, "si
sono trovati" e che, per essi, non esista miglior spiegazione che quella
biologica.
Le varie missioni "Mars" , nonostante i non rari problemi, incidenti ed
insuccessi, hanno comunque prodotto notevole materiale fotografico e di
rilevamento a conferma di una diffusa ed addirittura impetuosa presenza di
acqua sul pianeta rosso, una presenza passata ma anche, con molta
probabilità, attuale.
Per quanto riguarda la missione "Mars Global Surveyor" sappiamo che (per
quanto ci informa un comunicato di Televideo-RAI del 28 maggio 1998):
"Ha scoperto una nuova serie di elementi di natura geologica e topografica
che spingono gli scienziati NASA a rafforzarsi nella convinzione che grandi
quantità di acqua siano esistite sul pianeta Marte e che questo abbia reso
possibile l'esistenza della vita".
La missione Mars Global Surveyor ci ha fornito delle notizie straordinarie,
rilevando le tracce di acqua allo stato liquido sul fondo di alcuni canyon
posti nella parte centrale della Valles Marineris. La notizia (riportata dai
quotidiani del 22 giugno 2000) riferisce di materiale stagnante e di
fessure, da cui filtra acqua salmastra (1).
In pratica, su 65 mila immagini provenienti dalla Mars Global Surveyor, in
250 casi sono presenti "sorgenti" di acqua liquida che si aprono sempre
lungo pareti molto scoscese e friabili, ad una profondità massima di 200-500
metri. In relazione alle varie strutture topografiche di Marte, queste
sorgenti sono presenti per metà dei casi nei bordi interni di crateri da
impatto (ad esempio Newton, Hale, Maunder e Babe), per poco meno di un terzo
nell'ambito dei terreni caotici, per un quinto all'interno delle valli
(dunque dei fiumi). Oltre il 90 per cento delle strutture acquifere rilevate
si trova nell'emisfero meridionale, a latitudini mai inferiori a 30° (2).
Fra i molti esempi di sorgenti marziane citiamo quelle osservate all'interno
del Nirgal Vallis, un antico fiume lungo 511 chilometri (posto a Sud della
Valles Marineris) dove sono stati contati ben 14 canali d'acqua. Si tratta
di sottili canali che partono alla stessa altezza e terminano con depositi
che si aprono a ventaglio. Finora essi rappresentano i depositi di acqua più
vicini all'equatore. Una conferma che si tratterebbe di fenomeni molto
recenti è data dalla circostanza secondo la quale "i depositi sembrano
sovrapporsi alle dune di sabbia che stanno alla base; poiché le dune
dovrebbero essere continuamente rinnovate dai venti, è presumibile che i
depositi siano giovanissimi" (3).
Il Dao Vallis, un fiume di 667 chilometri, è tributario del grande mare
interno Hellas (circa 2 milioni di kmq). Le sorgenti d'acqua osservate in
relazione al Dao Vallis sono state registrate nel tratto di fiume posto
sulle pendici dell'Hadriaca Patera, uno dei pochi rari vulcani dell'emisfero
meridionale di Marte e si tratta dell'unico finora osservato fenomeno
idrologico posto in relazione con un qualche tipo di attività vulcanica.
Sorgenti d'acqua sono state osservate accanto alla depressione Cavi Novi
(70°S-355.7°W) e rappresenta la zone di rilevazione più meridionale, posta
entro il circolo polare sud di Marte, nella regione di Promethei Terra;
all'interno dell'immenso cratere Newton (diametro di 287 km) nella regione
di Terra Sirenum, poste a 41.9°S e 159.8°W sono stati osservati fenomeni
idrologici molto recenti. Come è riferito in un servizio giornalistico molto
dettagliato (4) si tratta di "una miriade di canali di deflusso: l'acqua che
li ha prodotti ha dilavato la polvere superficiale, rendendo visibile il
terreno scuro sottostante. Questo fatto, caratteristico di gran parte delle
sorgenti marziane, è molto importante. Dimostra che il terreno è stato
modificato molto di recente: è noto infatti che bastano pochi mesi perché la
polvere marziana si ridepositi su una superficie scoperta".
Altre sorgenti idrologiche sono state osservate nelle regioni di Gorgonum
Chaos, Noachis Terra e del Polo Nord.
Insomma, ci troviamo di fronte a sorgenti, canali, fiumi e depositi d'acqua
che mi sembrerebbe piuttosto strano fossero un fenomeno a sé stante non
associato alla vita, visto che, se è vero che in tutto l'universo c'è un
identico "pacchetto" di leggi biologiche, "acqua", da sempre, vuol dire
"vita". Resta da capire a che livello essa si trovi, su Marte: se c'è stata,
se c'è o se ci sarà...
Comunque, la tentazione di pensare a noi come a discendenti degli antichi
abitatori del sempre meno misterioso ed a noi già un po' caro pianeta rosso
è molto forte, almeno per me. È una sensazione che, a prescindere da tutte
le considerazioni scientifiche e razionali, fa parte di quella sfera
"dell'intuizione" che ritengo ben poco fallace ed apportatrice invece, per
tutti noi, di straordinarie informazioni. Basta non chiudere le nostre
orecchie alla sua voce. Nonostante tutto.
Note:
1. Comunicato di Televideo RAI del 21 giugno 2000, Tracce di acqua su Marte,
secondo scienziati NASA.
2. Cesare Guaita, Acqua su Marte: tutta la verità, su Nuovo Orione, n.102,
novembre 2000.
3. idem.
4. Vincenzo Orofino, Acqua su Marte, su Astronomia, n.212, agosto-settembre
2000. (fonte: Acqua su Marte nel sito del dott. Gianni Viola).
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